Sheut (2017) 

 

Pelekus, dal greco antico ascia, rievoca un macabro becco. Premuto contro il petto, stritola i pesci nella sacca membranosa. L’immagine che si laceri il costato per sfamare i piccoli ha ispirato il simbolo di Cristo che versa il sangue per la redenzione degli uomini. Il testo del Physiologus diffonde la leggenda secondo cui si compia la resurrezione dei piccoli, dopo tre giorni dalla morte, ad opera della madre che li ha uccisi. Il pellicano è elevato anche a emblema di carità. Nell’opera, il riflesso è uno specchio temporale e una lente per avere uno sguardo altro. Il pellicano si sposta da sinistra a destra, dall'acqua all'albero, da sopra a sotto. Ciò che si vede riflesso non è sempre uguale al punto di partenza. Dipende da chi lo guarda e da ciò che cerca.

 

 

 

Transizione (2023) 

 

Ho cominciato ad analizzare il tema proposto partendo dall’idea di tradurre in fotografia, la differente percezione che ha l’uomo rispetto alla natura relativamente al concetto di dono. La natura è schietta e non si avvale di azioni gratuite, si nutre di luce e oscurità. 

Abbiamo una naturale difficoltà nel riconoscere quello che è, da quello che appare. Un fiore ad esempio, lo colleghiamo ad una dono che la natura ha creato solamente per noi, quando non è altro che un modo per promulgare la specie.

Ho voluto esprimere la sacralità della vita in una forma potenziale, una fase quiescente, sospesa tra l’inverno e la primavera, la vita e la morte, il sonno e la veglia. La pianta, come appare nel mio lavoro è in una fase di transizione, pronta a trasformarsi in quella che noi consideriamo propriamente tale con fiori e foglie. Per esaltare questo pensiero, mi sono concentrato sul periodo dell’anno meno appariscente e sulle radici, la parte nascosta dell’albero, senza le quali però tutto questo non sarebbe possibile.